“La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo”. Con queste parole, Fernando Pessoa ci permette di comprendere al meglio lo spirito dei campiscuola organizzati dall’Unità Pastorale di San Martino di Venezze e Beverare (RO).
Centoventi sono stati i bambini e ragazzi che quest’anno hanno vissuto questa esperienza indimenticabile, avvolti dal fascino del piccolo paesino Forno di Zoldo (BL); una quindicina gli animatori che con loro si sono messi in gioco affrontando il tema della Costituzione, dei diritti e dei doveri che ognuno di noi ha.
I partecipanti son stati divisi in quattro turni: i bambini di seconda, terza e quarta elementare hanno dato il via a questa avventura, seguiti da quelli di quinta e prima media. A partire sono stati poi i ragazzi di seconda e terza media, che hanno infine lasciato posto a quaranta ragazzi delle superiori, i quali hanno concluso questo viaggio entusiasmante e ricco di emozioni. Città di Fiume, Casèra Fagarè, Venezia, Coldai: tutti questi rifugi hanno ospitato la vivacità di questi ragazzi, offrendo loro paesaggi mozzafiato, che li hanno ripagati della fatica delle camminate, facendoli riflettere sulla bellezza del panorama e sulla sua importanza. Accanto a tutte queste passeggiate, i campiscuola hanno avuto una tappa fondamentale: la diga del Vajont. Con l’aiuto di Roberto, un sopravvissuto alla tragedia del 9 ottobre 1963, tutti hanno potuto interiorizzare grandi emozioni e riflettere sulla vicenda.
A far compagnia ai ragazzi dedicando loro giornate di laboratori e riflessioni Pablo Sartori, redattore de “Il Piccolo Missionario”, gli educatori del SERT, la regista Pietra Selva, il monaco della comunità dell’Annunziata a Monte Sole Giovanni Paolo Tasini, gli immigrati del paese e la guida alpina Daniele. A riempire stomaci e cuori di animati e animatori, una decina di cuochi gentili e disponibili. Fondamentale la costante presenza del parroco don Giuliano, motore di questa attività, che ha trasmesso passione, dedizione ed emozioni a ognuno.
Iniziati il 18 giugno e terminati il 24 luglio, questi quaranta giorni sono stati indimenticabili e senza eguali, dopo i quali nessuno dei centoventi ragazzi è tornato a casa come era partito, ma arricchito e cresciuto, avendo nel cuore un’esperienza diversa dal solito, stimolante e istruttiva. Proprio questa sera, giovedì 11 agosto 2016, presso la sagra di San Rocco di San Martino di Venezze, gli animatori di questi campiscuola hanno organizzato, a partire dalle 21.30, una serata per rivivere i momenti più belli di questi giorni, guardando video, cantando e ballando in compagnia, accompagnati dalla coinvolgente musica di Pablo Sartori. In questo modo rifioriranno le emozioni così forti che questi campiscuola hanno regalato; campiscuola di riflessioni e passeggiate, canzoni e momenti in compagnia, durante i quali nessuno poteva sentirsi da solo, nessuno poteva evitare di vivere quel fraterno legame indissolubile stretto in questo tempo. Come un caldo vento questi viaggi si sono presentati ai ragazzi, sconvolgendoli all’inizio per poi avvolgerli in un’atmosfera piacevole e confortevole. Si può ora veder concretizzato nel cuore di ognuno il desiderio del parroco di regalare un’esperienza nuova e utile a ciascuno dei ragazzi, che ha fatto loro capire l’importanza di dare un senso alla nostra vita, di renderla una vita grande e piena di passione, una vita attiva e piena d’amore, durante la quale fuggire dalla passività e dall’indifferenza, per lasciar spazio solamente a impegno e attenzione a ciò che ci circonda. Anche Pablo Neruda ci dice che “a morire lentamente è chi ripete ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non conosce, chi non viaggia”, e con questi campiscuola i ragazzi hanno imparato a evitare la morte a piccole dosi. “È bene avere un fine verso il quale dirigersi; ma dopo tutto quello che conta è il cammino”. E se ha ragione Umberto Saba dicendo che i bambini, come i poeti, pensano per immagini, sicuramente questa esperienza ha aiutato tutti a pensare di più e ad allargare i propri orizzonti, nei quali ora tramontano gli splendidi soli della montagna.
fonte:unpastosmb