NATALE, non conta l’ora ma la nascita di Cristo
Quando è nato Gesù? Con un certo fastidio San Clemente Alessandrino, scrittore greco-cristiano del II secolo, uno dei “padri della Chiesa”, annotava in un suo scritto: “Non si contentano di sapere in che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il giorno” (Stromata, I, 21, 146). Già queste parole ci fanno capire che in realtà non lo conosciamo; ma la stessa espressione ci fa anche comprendere bene che ciò che importa del Natale non è la data; è il fatto che il Figlio di Dio abbia preso carne umana in una notte e sia venuto come luce del mondo. I Vangeli di Matteo e Luca non forniscono indicazioni cronologiche precise. L’affermarsi della festa nel giorno del 25 dicembre la si deve molto all’opera del papa san Leone Magno (440-461).In nessun modo la Chiesa ha mai definito questo punto, lasciando che il giorno del Natale di Gesù si consolidasse come semplice tradizione. Nel 1993 san Giovanni Paolo II, durante l’udienza di preparazione del Natale disse: “La festa del 25 dicembre, come è noto, è convenzionale.” La tradizione però è molto antica: un documento dell’anno 354 attesta l’esistenza a Roma della festa cristiana del Natale celebrata il 25 dicembre. Essa, come è noto, corrisponde alla celebrazione pagana – molto sentita dal popolo – del solstizio d’inverno, NATALIS SOLIS INVICTI, cioè la nascita del nuovo sole dopo la notte più lunga dell’anno. Questa è la data nella quale viene celebrata la nascita di colui che è il Sole vero che sorge dalla notte del paganesimo. La data coincideva con le feste di Saturno, durante le quali gli schiavi ricevevano doni dai loro padroni ed erano invitati a sedere alla stessa mensa, come liberi cittadini. Comprendiamo, dunque, che celebrare il Natale significa celebrare un evento della fede avvenuto in un momento storico preciso, ma non determinabile cronologicamente. Nella notte di Natale la liturgia ci invita a fare l’esperienza spirituale dell’entrare nell’oscurità per ammirare e adorare il manifestarsi della vera Luce, quella del Verbo di Dio che incarnandosi ha illuminato la storia: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (GV 1, 5). Il dato simbolicamente importante per la celebrazione della notte non è dunque l’orario esatto – che sia la mezzanotte o qualunque altra ora – ma il fatto che si celebri quando non c’è luce, quando è buio. E questo proprio per rendere evidente il senso simbolico della festa. Tuttavia la messa non è la “messa di mezzanotte”, ma “della notte”. Se si comprende il ragionamento, si comprende pure che la celebrazione della notte che dovesse svolgersi quando è buio, ma in un orario precedente alla mezzanotte, non fa di certo“ nascere Gesù in anticipo”. Se la profondità della notte è ben resa dalla mezzanotte, d’altra parte, è prassi abbastanza comune, in molte comunità cristiane, per motivi di ordine pratico e per agevolare la partecipazione, celebrarla in orari che ci permettano, soprattutto per questo Natale, di tutelare il bene e la salute di tutti, modulando i tempi e i modi del culto, scegliendo in sintonia con chi è preposto alla tutela della salute onde evitare che le chiese del Natale siano luoghi di contagio. Non c’è da sollevare, da parte alcuna, polemiche pretestuose su temi così delicati che toccano sia il bene comune e la salute dei cittadini, sia alcuni valori spirituali che fondano la coesione sociale. Prepariamoci ad accogliere anche quest’anno il Natale di Gesù, la venuta di Dio in mezzo alla nostra umanità. Nel 1938, in una delle notti più buie e tragiche della storia della Germania – e del mondo – il teologo e poeta tedesco Jochen Klepper, che vide la sua famiglia spazzata via dalle leggi razziali e per ciò si tolse la vita, scrisse: “La notte sta finendo, il di non è lontano, le nostre voci uniamo, le lodi a Dio cantiamo. Chi nella notte ha pianto, dimentichi il dolore: la notte del suo cuore rischiara il Salvatore”. Dio viene nel mondo inerme come un bambino appena nato, ma potente e abbagliante come la luce di una stella; può riscattarci da ogni nostro dolore e trasformare ancora una volta le nostre vite. Per questo lo aspettiamo pregustando la grazia con cui ci viene incontro e si rende presente nelle nostre vite.
BUON NATALE
Don Giuliano e Don Stefano