L’augurio del parroco per la ripresa scolastica in presenza

A tutti i bambini e ragazzi che il 14 settembre torneranno a scuola

Carissimi,
si riparte; tutte e tutti a scuola! Sono certo che non l’avete scordato; il 5 Marzo le scuole erano state chiuse in tutta Italia.
Maestre, maestri ed insegnanti ci hanno fatto sentire la loro vicinanza.
Siamo però sinceri: la didattica a distanza è stata di aiuto, forse utilissima, ma insufficiente e inadeguata. Ora che si torna, siamo più coscienti che l’educazione richiede presenza; la nostra intelligenza si forma nel rapporto vivo e autentico con gli altri, compagne e compagni, maestre, maestri ed insegnanti. Presenza dunque e contatto fondamentali! E non saranno certo le mascherine o il distanziamento dei banchi a impedirci di FARCI PROSSIMO dei nostri compagni e compagne. Non dobbiamo mai dimenticare che la scuola è guardarsi negli occhi ed essere chiamati per nome. Soltanto in questo modo avanzeremo tutti insieme, senza lasciare indietro nessuno. L’augurio che ci facciamo è quello di tornare in classe in tutta sicurezza.
Con affetto
Don Giuliano

Dopo l’augurio ci sentiamo di condividere un paio di riflessioni:
W LA SCUOLA!
Senza scuola non si fa un Paese. Senza scuola va a finire che poi finisce la libertà. Che non si pensa più. E se non si pensa, si diventa banali e oscuri come il male. La scuola è nata dalla Costituzione. Non può escludere nessuno. E nessuno per qualsiasi motivo può restare indietro. Senza la scuola non conosciamo le parole. Non possiamo sapere quanto misura la circonferenza di un fiore, la distanza che c’è tra noi e una stella. Senza la scuola non impariamo a pensare. La scuola è il sale della democrazia come la democrazia è il sale della scuola.
W LA SCUOLA!
Fra poco si ricomincia. Si discute solo di sicurezza. Ma il paziente-scuola resterà di fatto ancora in terapia intensiva? Il problema vero è che la drammatica vicenda del virus ha indebolito e fiaccato ulteriormente la sua resistenza. Per risollevare la scuola italiana dalla sua condizione di malattia non sarebbe necessario allora prevedere una terapia d’urto? La principale è la consapevolezza che la relazione non è qualcosa che si aggiunge alla didattica come una sua appendice esterna, ma è la condizione di ogni didattica. Dunque non esiste didattica a distanza. La tecnologia non può supplire alla vita comunitaria della scuola. La scuola è innanzitutto una comunità di amici e non una somma di solitudini. Per cui abbiamo bisogno, alunni ed insegnanti, di guardarci negli occhi per renderci conto che senza la scuola, fatta di persone e di comunicazione viva, ci si impoverisce culturalmente e spiritualmente.