Carissimi,
la Pasqua di Gesù è anche la Pasqua dei discepoli, di allora e di oggi: passaggio dalla morte – fatta di piedi fermi, incapaci di camminare – alla vita che ritrova il suo movimento.
Ai primi discepoli, chiusi in casa, imprigionati nelle loro paure, incapaci di fuoriuscire dalla loro tristezza, il Risorto si mostra incoraggiandoli a dare nuovo credito al sogno di Dio, a quella PACE di cui dovranno essere testimoni “in cammino”: “Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch’io mando voi” (Gv 20,21)
Gesù appare a un gruppo di persone che non lo attende.
Nonostante alcune voci sussurrino a orecchie incredule l’incredibile notizia, la prima immagine di comunità cristiana che incontriamo dopo la morte di Gesù, è quella di un gruppo chiuso, in preda alla paura, perchè teme di essere travolto insieme al proprio messia sconfitto.
Lui lo hanno fatto fuori; ora, tocca a noi.
Barricati all’interno di un cenacolo a porte chiuse, per costoro non c’è più cammino.
E’ in una simile situazione che Gesù appare loro.
Come aveva fatto lungo le strade della Galilea e della Giudea, va a cercare coloro che si sono perduti.
Proprio quando i discepoli sono paralizzati dalla paura, ecco che arriva l’annuncio di un Dio misericordioso, che viene a cercarli e annuncia loro la pace, invitandoli a uscire, a riprendere il cammino.
Gesù mostra ai discepoli le mani, il costato: è la vita del crocifisso a risultare più forte della morte.
E’ questa la prospettiva destinata a non finire: quella di chi offre la vita per gli altri.
Nel libro degli Atti degli Apostoli, i seguaci del Risorto vengono chiamati “quelli della via”.
Questa bella definizione, ci stimola a riappropriarci del suo senso, ricapitolando il percorso di queste parole in cammino.
In tutta la narrazione biblica ricorre frequentemente l’immagine della via.
La storia della salvezza raccontata nelle Scritture ha come protagonisti uomini e donne che percorrono le più diverse vie e che incontrano un Dio che ne apre altre, persino laddove sembrerebbe non esserci alcuna possibilità di transito.
E’ la via a indicare una vita di nuovo in movimento, risorta.
A suggerire la sapienza del passo dopo passo, a noi che, traditi dalla fretta, riteniamo che tutti i sentieri siano interrotti e che non ci siano vie d’uscita.
A mostrarci che la fede nel Dio di Gesù vive di relazioni, di volti che si riconoscono, di mani che si stringono, di cuori che si appassionano.
Non sappiamo in partenza cosa incontreremo lungo la via, come la fede in Gesù prenderà forma negli incontri che faremo, grazie alle situazioni che affronteremo.
Non siamo padroni di una verità immutabile, al riparo dalle intemperie della storia.
Siamo discepole e discepoli, chiamati a discernere cosa Dio ci stia chiedendo, in questo nostro tempo, mentre percorriamo la via.
La fede è mobile, sempre in uscita, per sempre pasquale.
E’ sequela del Maestro, che domanda il coraggio di “prendere la croce”, la nostra, ogni giorno e di scoprire su quella croce, quando tutto sembra perduto, che è possibile sperimentare nell’oggi la salvezza, che la via del Paradiso è inaspettatamente riaperta.
La Pasqua di Gesù ci ricorda con forza che siamo “quelli della via”, chiamati a uscire dai templi, abbandonati da un Dio che si è fatto carne, storia.
Noi non possiamo trattenerlo con abbracci soffocanti, imprigionandolo in definizioni che sono lettere morta, ingaggiarlo in battaglie combattute per difendere la nostra posizione.
Lui, che ha camminato lungo le strade della Galilea, i cui piedi nemmeno la morte ha potuto fermare, tornerà come un ladro che ruba le nostre sicurezze, che oltrepassa le porte sprangate e mette sottosopra la casa, indicandoci di nuovo la via, come ad Abramo, come ai discepoli.
Lui è la Via che conduce alla VERITA’ della VITA.
E chi lo segue, fa parte di “quelli della via”, gente in cammino.
Carissimi, solo la via è essenziale.
Perchè è lungo la via che Gesù, “l’uomo che cammina”, ci viene incontro.
E sulla medesima via noi suoi discepoli siamo chiamati a riconoscere i volti da guardare e amare, le creature che parlano di Dio e ne sono parabole.
Al seguito di Gesù, l’esistenza ripiegata su di sé, incapace di sentire e di parlare, si apre: effatá!
E così dai luoghi del nostro isolamento, dalle case con le porte sbarrate per paura di essere braccati, siamo ributtati lungo la via.
Che la Pasqua di Gesù sia un continuo, incessante, instancabile rimetterci in strada, sulla VIA, dove poter riannodare relazioni, lasciar fluire la vita, sperimentare di nuovo una gioia che sa far ardere i cuori.
L’augurio che ci facciamo reciprocamente è che Gesù crocifisso e risorto venga a indicarci la via che continuamente smarriamo.
Venga a riaprire i sentieri da noi interrotti. Venga a rafforzare le ginocchia, a rimetterci in piedi.
Che il Risorto torni a insegnare l’arte del cammino a una generazione disperata, ferma, senza futuro.
Facci udire di nuovo la Parola del Sinai e del Golgota.
Parola che libera il piede dal pantano, che rialza chi è piegato dalla vita e lo rimette in cammino, lungo la Via.
Buona Pasqua
don Giuliano
N.B. Nella sezione Calendario attività/Calendario settimana corrente/ trovate tutti gli appuntamenti fino al Lunedì di Pasqua.
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